9 novembre 2012

Marshall B. Rosenberg racconta …..

Tutte le sere, nella mia famiglia, c’era da discutere! Quando è l’ora di andare a letto?

I bambini all’epoca avevano cinque, sei e nove anni. Avevo stabilito io un orario in cui tutti dovevano andare a letto. Era una lotta continua, perché loro, tutte le sere,  non volevano andarci all'ora stabilita.
Interiormente mi dicevo: 

"Marshall, ma perché insisti così tanto che a una certa ora vadano al letto? Lo fai perché ti preoccupi per la loro salute? È questa la vera ragione?".

Lentamente ho finito per confessarmi  che non mi preoccupava tanto la loro salute fisica quanto piuttosto… la mia salute psichica.

Avevo semplicemente bisogno di tranquillità alla fine della giornata, ma non lo avevo mai espresso.
Finora avevo sempre detto ai miei figli:

«Andate a dormire; so io ciò quello che va bene per voi!».
Sulla base di questa constatazione, ho ripreso la discussione con loro e ho detto:

«Ho voglia di riparlare dell'ora dell'andare a letto. Penso di non essere stato mai molto chiaro, finora, sulle ragioni che mi spingevano a chiedervi di rispettare l'orario che avevo stabilito. Conoscete quella sensazione di volere del tempo per voi, di desiderare un po’ di calma…. di non voler aver nessuno intorno?...».
Non ho avuto bisogno di dare tante spiegazioni; hanno capito subito.

«Alla fine della giornata vorrei avere un po’ di tempo per me, perciò vorrei che andaste a letto alle otto». 
Era molto chiaro anche questo. Rick il mio più grande ha replicato:

«Ma papà, tante volte a quell’ora non siamo ancora stanchi e non è divertente andare a letto quando non si ha sonno!».

«Sì, lo posso capire benissimo».

Infine mia figlia Marla, sei anni,  ha avuto un’idea che ho trovato meravigliosa:

«Che cosa dici, se noi alle otto andiamo in camera, poi andiamo a letto quando vogliamo? Tu avrai la tranquillità e il tempo per te…».

Per me andava benissimo e abbiamo deciso di fare così. Alle otto, senza che io glielo dovessi ricordare, loro andavano in camera perché avevano capito il mio bisogno e io non dovevo più gridare.

Eravamo d’accordo che, finché non avessi udito, visto o sentito niente, potevano decidere loro quando mettersi sotto le coperte ed addormentarsi.
La prima sera ho sentito a lungo rumori dalla camera del più piccolo. La mattina dopo era particolarmente noioso e ho dovuto trattenermi dal non commentare:

«Ecco, te l’avevo detto, il tuo corpo ha bisogno di dormire di più!».

Ma gliel’ha fatto sentire  il suo corpo e, dopo alcune notti quasi in bianco, Brad è andato da solo a letto molto prima. Ancora oggi Brad ha questo bisogno di riposo ed è uno che va a letto presto. Da quel giorno, a casa mia, il problema dell’andare a dormire è stato risolto. I bambini hanno prestato attenzione da soli a rispettare le loro ore di sonno e io, la sera, avevo la pace.

Tratto da “Preferisci avere ragione o essere felice?”

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